Maturità: con la nuova valutazione si premia maggiormente il merito

Maturità: con la nuova valutazione si premia maggiormente il merito

Con le modifiche introdotte dal ministro Bussetti per la maturità, tra le quali quelle che comportano che i crediti del triennio finale varranno ora 40 punti anziché i precedenti 25 sui 100 totali e che le correzioni degli scritti saranno valutate su una griglia nazionale e omogenea, si attua una svolta fortemente voluta dalla Lega per premiare il merito degli studenti.

Da anni ci battiamo per modificare quei criteri che causavano un contrasto con i risultati degli INVALSI tra le Regioni del Nord e le altre, in particolare quelle del Sud. Si tratta dei dati forniti dal ministero negli anni precedenti e ripresi da tutti i quotidiani nazionali, con editoriali ed interventi volti a porre fine ad una penalizzazione degli studenti del Nord. Si pensi che il Piemonte è una delle ultime Regioni nella classifica dei diplomati con 100 e 100 e lode, mentre è ai primi posti – assieme alle altre Regioni del Nord-Ovest – nei rapporti delle prove INVALSI. Per le Regioni del Sud vale invece l’esatto contrario e, vista l’importanza predominante del voto di maturità, l’abbiamo sempre ritenuta una sproporzione inaccettabile.

L’altr’anno c’è stato il record di 74 diplomati tra 100 e 100 e lode in provincia di Biella: un risultato eccellente per studenti che se lo sono davvero meritato. Ecco perchè con questa svolta si norma uno squilibrio penalizzante per gli studenti del biellese, del Piemonte e non solo, senza svantaggiare quelli del Sud che si impegnano veramente, ma anzi concedendo meno possibilità ai furbetti di scavalcare o eguagliare – immeritatamente – chi il 100 se lo suda per anni sui libri.

Sono contento di vedere che la votazione del ddl “La Buona Scuola” ha creato un certo dibattito e coinvolgimento di alcuni studenti biellesi, forse perché tale riforma li interessa molto da vicino e riguarda il mondo scolastico di cui fanno parte, che li forma e li proietta verso l’università o la (sempre più difficile) ricerca di un lavoro. Sono rimasto colpito positivamente anche dal lavoro svolto dalla Consulta Provinciale degli Studenti di Biella, che è riuscita ad includere alcune proposte degli studenti tra gli emendamenti al ddl. Questo è per me il punto di partenza per una riforma della scuola che sia davvero “Buona”: ascoltare gli studenti, i protagonisti principali della scuola, quelli che la vivono ogni giorno e che trascorrono le giornate sui banchi per imparare e ricevere o offrire l’istruzione. Renzi dice di aver ascoltato le categorie del mondo scolastico, dagli insegnanti agli studenti, ma a vedere dalle proteste credo che non abbia soddisfatto le loro richieste e sicuramente non ha mantenuto le promesse. La Lega Nord ha votato contro questa riforma poiché nonostante le molte modifiche apportate al testo iniziale non si sono date le risposte necessarie e i provvedimenti non bastano, anzi spesso mancano o non sono stati poi inseriti nel testo votato alla Camera. Con questo non significa che la riforma non abbia aspetti e novità positive, ma si sarebbe potuto fare molto di più, soprattutto per le assunzioni dove prima sono stati fatti annunci che hanno prodotto delle aspettative poi disattese.

Ritengo che sia quindi giusto che docenti e sindacati protestino per rimarcare le loro posizioni e far sentire la loro voce, ma ritengo altrettanto ingiusto sfruttare i test Invalsi per estendere la protesta all’interno delle aule, dove si dovrebbe unicamente insegnare e dove gli studenti hanno il diritto svolgere in assoluta libertà i test previsti. La protesta rimanga al di fuori dalle aule, sia esercitata nelle istituzioni e nelle piazze, ma non si mettano in mezzo giovani studenti intenti dimostrare la loro preparazione o in procinto di svolgere l’esame di maturità. Se è vero che sono state formulate richieste finalizzate a boicottare i test Invalsi, tra l’altro contro la volontà degli studenti, ritengo che non si sia sfruttata correttamente un’occasione che, secondo me, poteva servire invece per dimostrare al Ministero che gli studenti italiani non sono, come spesso si dice, meno preparati rispetto a quelli di altri Stati, e che si meritano di più.